ATTACCO DI PANICO: COSA FARE QUANDO ACCADE

attacco di panico

Luglio 24, 2023

Assistere all’attacco di panico di una persona, soprattutto se cara, come un amico o un familiare, può rivelarsi un’esperienza molto impegnativa per chiunque. È frequente sentirsi impotenti in quella che sembra (ma spesso non è) una situazione apparentemente semplice.

Come possiamo essere d’aiuto? Ecco di seguito alcune norme di primo soccorso:

Riconoscere e valutare la situazione (fare “diagnosi”). È possibile che la persona abbia già sperimentato in passato episodi simili e dunque sarà lei stessa a dirci di avere un attacco di panico e che cosa fare.

Se la persona invece non ha mai avuto un vero e proprio attacco prima, andrà in panico su livelli diversi, anche perché non sa che cosa sta succedendo. Se siamo in grado di determinare che si tratti proprio di un attacco di panico, questo risolve la metà del problema.

COME FARE DIAGNOSI?

L’attacco di panico è “l’improvvisa comparsa di un periodo distinto e breve di intenso disagio, di ansia, di paura accompagnati d sintomi fisici e/o cognitivi”.

I SINTOMI FISICI dell’attacco di panico, secondo il DSM-5, sono:

  • Palpitazioni e dolore al petto
  • Accelerazione del battito cardiaco
  • Respirazione molto rapida o iperventilazione
  • Mal di testa
  • Mal di schiena
  • Tremore
  • Formicolio alle dita delle mani o dei piedi
  • Sudorazione
  • Bocca asciutta
  • Difficoltà a deglutire
  • Vertigini, sensazioni di svenimento (dovuto solitamente all’iperventilazione)
  • Nausea
  • Crampi addominali
  • Vampate di calore o brividi

Bastano solo 4 sintomi tra quelli elencati per fare diagnosi di attacco di panico,

In caso di dubbio, è sempre meglio cercare immediatamente un soccorso medico. Questo è doppiamente importante se l’individuo soffre di diabete, asma o di altri problemi medici. È importante notare che segni e sintomi di un attacco di panico possono essere simili a quelli di un attacco di cuore. E’ importante tenerlo a mente quando si valuta la situazione.

COSA FARE (E NON FARE) QUANDO UNA PERSONA STA AVENDO UN ATTACCO DI PANICO:

1.Non lasciare mai la persona da sola. Questo è fondamentale, almeno finché non si è ripresa dall’attacco. Non lasciare mai solo qualcuno che sta lottando per respirare o per riprendere il controllo di sé.

Anche se abbiamo la sensazione di non essere utili (perché magari non stiamo facendo nulla di concreto), ricordiamo sempre che la cosa fondamentale è esserci, stare vicini, anche senza parlare. La persona, se viene lasciata sola, non ha altro che se stessa e i propri pensieri.

2. Mettere la persona “al sicuro”. Può essere utile accompagnare la persona in una zona diversa, preferibilmente aperta e tranquilla.

  • La persona che ha un attacco di panico si sente mancare l’aria. Per questo, è utile mettersi di lato, mai di fronte, di modo che la persona abbia la percezione di apertura e di spazio, ma nello stesso tempo si senta rassicurata dalla presenza vigile di qualcuno accanto.
  • Non toccare mai una persona che sta avendo un attacco di panico senza chiedere e ottenere l’autorizzazione a farlo. In alcuni casi, potrebbe aumentare il panico e peggiorare la situazione.
  • Assicurarsi che le persone intorno si tengano lontane da chi sta avendo un attacco di panico. Benché mossi dalle migliori intenzioni, è probabile che finirebbero per peggiorare la situazione.
  • E’ sempre bene provare a chiedere alla persona: “cosa posso fare per aiutarti?”: a volte, una persona affetta da attacchi di panico conosce già tecniche o farmaci che possano aiutarla a superare la crisi.

3. Non fare pressioni. Non giudicare in alcun modo, anche se talvolta ci verrebbe naturalmente spontaneo. Ascoltiamo semplicemente e lasciamo parlare. Questo non è il momento di stimolare la persona a rispondere o a fare cose che peggiorerebbero l’ansia. Al contrario, riduciamo al minimo i livelli di stress, provando ad indurre nell’individuo sotto panico calma e rilassamento. Non insistere nel capire che cosa ha causato il suo attacco, soprattutto se ci rendiamo conto che al momento questo non sia possibile. Potremmo solo peggiorare la situazione.

4. Dare supporto emotivo: non negare o sminuire le paure. Evitare espressioni tipo: “calmati”,non c’è niente di cui preoccuparsi”, “è tutto nella tua mente” o “stai esagerando”: aggraveremo soltanto il problema.

È utile invece usare espressioni tipo: “so che sei preoccupato, va tutto bene, non ti lascio solo, sono qui per aiutarti”: fa sentire la persona meno sola e inadeguata. Soprattutto la fa sentire accolta nelle proprie vulnerabilità e non ridicolizzata.

– È importante mettersi nei panni dell’individuo che sta sperimentando un attacco di panico. Proviamo a vedere il suo come un problema reale, come se avesse un taglio da qualche parte e stesse perdendo sangue. La situazione, dal suo punto di vista è terribilmente reale: che noi la trattiamo come tale è l’unico modo in cui possiamo essere d’aiuto. Può essere utile fornire alcuni elementi di realtà, come dire: “siamo a scuola, va tutto bene, non ti lascio solo”.

5. Aspettare che passi. Anche se può sembrare che duri in eterno, l’episodio passerà. Generalmente gli attacchi di panico tendono ad avere un picco intorno ai 10 minuti e da lì si assiste a un declino lento ma costante.In ogni caso, gli attacchi di panico “meno gravi” tendono a durare di più.

6. Incoraggiare il controllo della respirazione. Riacquistare il controllo della respirazione può contribuire a eliminare i sintomi e aiutare a calmarli. Molte persone prendono brevi e rapidi respiri quando sono nel panico (iperventilazione), altre trattengono il fiato. Questo riduce l’apporto di ossigeno, che causa l’accelerazione cardiaca. Proporre di utilizzare una delle tecniche seguenti per contribuire a riportare la respirazione alla normalità, può rivelarsi un valido intervento:

  • Provare a chiedere di contare quante volte inspira e quante espira. Iniziare a contare ad alta voce, incoraggiare la persona a inspirare fino a due. E poi a espirare, sempre fino a due, aumentando gradualmente a 4 e poi a 6. Questo, se possibile, fino a quando la sua respirazione non rallenterà e verrà regolarizzata.
  • Fare in modo che l’individuo inspiri dal naso ed espiri dalla bocca, con le guance piene d’aria come per sgonfiare un palloncino. Sarebbe importante effettuare l’esercizio insieme alla persona.

7. Cercare di regolare la temperatura corporea. Molti attacchi di panico possono essere accompagnati da sensazioni di calore, soprattutto intorno al collo e al viso. Un oggetto freddo, idealmente una salvietta bagnata, può spesso aiutare a minimizzare questo sintomo e aiutare a ridurre la gravità percepita.

Ecco cosa fare per AFFRONTARE E RISOLVERE GLI ATTACCHI DI PANICO ALLA RADICE:

  • TERAPIA FARMACOLOGICA DI SUPPORTO

Se i sintomi non regrediscono entro poche ore, è buona norma chiamare i soccorsi, anche se non si tratta di una situazione di vita o di morte. Il medico del pronto soccorso molto probabilmente darà al paziente del Valium o dello Xanax. Possibilmente anche un beta-bloccante come l’Atenolol per calmare il cuore e abbassare i livelli di adrenalina nel corpo.

La terapia farmacologica non è una vera e propria cura per i disturbi d’ansia, ma può tenere sotto controllo i sintomi mentre il paziente viene curato con la psicoterapia. Infatti, se non si sono comprese e affrontate le cause del disturbo di panico, alla sospensione del trattamento farmacologico il disturbo può ripresentarsi. I farmaci usati con maggior frequenza per curare i disturbi d’ansia sono gli antidepressivi, gli ansiolitici e i betabloccanti. Nella scelta di una terapia farmacologica è comunque indispensabile affidarsi al un medico psichiatra di fiducia, in quanto la terapia richiedono un attento controllo da parte del medico.

  • SEGUIRE UNA TERAPIA PSICOLOGICA

La terapia cognitivo-comportamentale è risultata il miglior trattamento per i disturbi di attacchi di panico e d’ansia; mira a rendere il paziente consapevole delle proprie reazioni, offrendo strumenti per riconoscerle. Un altro approccio altrettanto efficace per l’attacco di panico è la terapia EMDR: si lavora sulla causa degli attacchi di panico, risalendo all’evento target, ovvero al trauma sottostante.

Silvia Semprini – Psicoterapeuta e Mental Coach – Practitioner EMDR

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