LA FAME EMOTIVA: IL CIBO CHE NUTRE LE EMOZIONI

la fame emotiva

Dicembre 22, 2021

La fame emotiva o fame nervosa si verifica quando si mangia per far tacere emozioni sgradevoli. Ci sono alcuni eventi nel corso della giornata che portano a pensieri, sensazioni, emozioni difficili da tollerare o addirittura insopportabili. Ecco che mangiare può essere una soluzione immediata per diminuire la pressione interna, per non sentire e non pensare più a nulla.

Il rapporto con il cibo ha un enorme impatto sulla qualità della nostra vita. Il cibo è il carburante del nostro corpo, ci mantiene in vita. Ma chiunque combatta con l’alimentazione fuori controllo sa che non è così semplice. Il cibo a volte può interferire con la vita che vorremmo vivere.

Mangiare è legato a una gamma di emozioni che vanno dal piacere allo stress. L’alimentazione incontrollata funziona alleviando il disagio, offrendo un modo per diminuire temporaneamente o evitare del tutto sensazioni negative. A lungo andare però rivolgersi al cibo come fuga porta a un profondo senso di frustrazione, tristezza e vergogna, che fa diminuire la fiducia in se stessi e che può aumentare la probabilità di ricorrere al cibo la prossima volta in cui ci sentiremo angosciati.

L’abbuffata è comunemente definita come “mangiare in assenza di controllo, in risposta al disagio”. La sensazione, mentre ci si abbuffa di cibo è quella di “essere in trance”, di “volere sempre di più”, di “foga incontrollabile”. Dopo l’abbuffata la sensazione è di “stare male fisicamente ed emotivamente”. Infine, seguono le promesse: “non lo farò più, da domani cambio”. Eppure da soli può essere difficile uscire da questo cortocircuito.

Esiste un programma psicologico con studi di efficacia, la DBT ( ovvero Dialectical Behavior Theraphy), sviluppata da Marsha Linehan, che insegna ai pazienti a gestire le proprie emozioni, anche le più opprimenti. Lo scopo del programma DBT è quello di imparare e praticare dei modi più adattivi per affrontare le proprie emozioni.

IL MODELLO

Siamo consapevoli di cosa ci ha portato ad abbuffarci? Il modello DBT della regolazione emotiva nelle abbuffate aiuta a spiegare come avviene questa risposta disfunzionale. Secondo il modello, quando percepiamo le emozioni in modo troppo intenso per modularle o gestirle, l’abbuffata diventa un comportamento appreso che ha la funzione di ridurre il disagio emotivo.

Schema base:

Evento scatenante: Piera vede nel frigo gli avanzi di torta di compleanno. È tesa, ha litigato col marito la mattina.

Sentimento: frustrazione, rabbia, tristezza

Tentativo di evitamento dell’esperienza emotiva: Piera tira fuori la torta: “ne assaggio solo un pezzetto”

Comportamento: Piera si abbuffa, perde il controllo.

Temporaneo sollievo, seguito da sentimenti più intensi di vergogna, disgusto, angoscia.

In effetti abbuffarsi porta a benefici a breve termine: si attenuano le emozioni dolorose, anche se sul lungo possono aumentare il disagio, la colpa, la vergogna, il disgusto. La buona notizia è che un comportamento appreso può essere disimparato, attraverso il rinforzo positivo: il successo legato a un comportamento positivo nuovo appreso (tecniche/ abilità nuove che funzionano) va a estinguere gradualmente il comportamento abituale consolidato (abbuffate).

LA FAME EMOTIVA CONCETTI IN PILLOLE

I ricercatori non sono in grado di affermare con certezza se il cibo sia una sostanza in grado di creare dipendenza, anche se sappiamo che alcune persone sembrano essere geneticamente più vulnerabili ad abbuffarsi di carboidrati e grassi rispetto ad altre.

Chi è biologicamente vulnerabile alle emozioni, sente di possedere una “pelle sottile”. Ma chi è eccessivamente controllato emotivamente? Può utilizzare il cibo per scacciare esperienze emotive scomode: dunque essere eccessivamente controllati è un’altra forma di disregolazione emotiva.

Le persone che compiono abbuffate possono essere biologicamente vulnerabili sia alle emozioni che al cibo e alle sue proprietà gratificanti. La sola anticipazione del cibo infatti, (il gusto che avrà, il piacere nel mangiarlo), stimola il cervello a reagire. Il valore di ricompensa del cibo desiderato aumenta nel corso di situazioni stressanti. Abbuffarsi ripetutamente cambia il circuito di ricompensa del cervello: così, la probabilità di eccedere con il cibo aumenta.

Alcune persone si abbuffano a causa del contrasto tra sensibilità biologica e ambiente emotivamente invalidante alle quali sono state esposte, quello in cui sono cresciute o in cui stanno vivendo. Ad esempio, essere cresciuti in un ambiente che ha insegnato a non esprimere le emozioni (specie quelle forti), può farci credere che le emozioni non devono essere sentite, perché pericolose.

MODULI DI LAVORO

Il modello DBT per la fame emotiva, nel corso delle sedute terapeutiche, si concentra su tre moduli o categorie di abilità:

  • Mindfulness

Insegna a stare nel momento presente senza giudicare la situazione o noi stessi. La mindfulness propone l’esistenza di tre principali stati della mente: la mente razionale, la mente emotiva, la mente saggia. Ognuno di questi stati d’animo influenza il nostro comportamento.

  • Regolazione dell’emozione

Passa attraverso il sentire e accogliere l’emozione del momento e l’apprendimento di tecniche per influenzare le emozioni, diventando meno vulnerabili agli eventi.

  • Tolleranza del disagio

Permette di costruire uno spazio temporale tra l’impulso (di mangiare) e l’azione (l’abbuffata), spazio utile per riflettere e compiere scelte diverse e più efficaci per noi stessi.

la fame emotiva

L’ESERCIZIO

La chiave per apportare modifiche e imparare nuovi comportamenti è fare pratica. Questo vale per tutti i tipi di apprendimento. Si fa pratica soprattutto per imparare a cambiare un comportamento distruttivo di lunga data, come abbuffarsi.

Per aiutare a tenere traccia dei cambiamenti fatti durante questo programma viene proposta la compilazione di un diario settimanale ogni giorno di ciascuna settimana.

Il diario settimanale è, per la prima parte, un luogo dove registrare le emozioni. Lo scopo del Diario alimentare è quello di aiutare a notare connessioni tra le emozioni, gli impulsi e la messa in atto di comportamenti alimentari problematici.

Nel corso del programma vengono proposti esercizi e compiti settimanali per la fame emotiva tratti da studi di efficacia. I pazienti che li seguono hanno la maggiore probabilità di smettere di abbuffarsi, perché acquisiscono nuove abilità, diventando terapeuti di se stessi.

Articolo tratto da: Debra L. Safer, Sarah Adler, Philip C. Masson, L’alimentazione emotiva, Raffaele Cortina Editore.

Silvia Semprini – Psicoterapeuta e Mental Coach – Practitioner EMDR

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